Libera Università Junghiana
CG Jung University
Università della Psicoanalisi

Dipartimento di Studi sull’Inconscio

Facoltà di Psicologia del Profondo, Psicologia Analitica, Psicologia Archetipica

Cos’è

Nel 2007 il Circolo CG Jung di Firenze decide di strutturarsi come Libera Università Junghiana,
confluendo successivamente la sua intensa attività di ricerca, di formazione e didattica all’interno e nell’ambito della Scuola Master Internazionale di Studi sull’Anima della Libera Università Internazionale di Studi sull’Anima (L.U.I.S.A). L’obbiettivo della Libera Università Junghiana è quello di creare un ambito specifico di Studi sulla Psicoanalisi e la Psicologia del Profondo come disciplina a sé stante, percorrendone gli sviluppi teorici e pratici ed attivando parimenti un approfondito e serio confronto fra i diversi orientamenti e le varie scuole e tradizioni.
La Libera Università Junghiana si situa perciò all’interno del progetto L.U.I.S.A come sezione di studi psicoanalitici e spazio di ricerca, studio, confronto e diffusione del pensiero di Jung, dei fondamenti epistemologici e dinamici della Psicologia Analitica e dei successivi sviluppi della Psicologia Archetipica.
Vista l’ampia pluralità e la diversità di orientamenti e scuole psicoanalitiche, sviluppatesi nel corso di oltre centoventi anni dalla nascita e vista la qualità dei percorsi, l’autorevolezza dei risultati raggiunti, il livello conoscitivo-scientifico e il profondo ed imprescindibile influsso che la Psicoanalisi – tra le discipline che si occupano di indagare l’Anima – ha esercitato ed esercita sulla cultura contemporanea, ci sembrava giusto e non oltre rinviabile, darle uno spazio proprio e apposito, creando una Libera Università della Psicoanalisi, evitando così di relegarla, come invece avviene nelle università “ufficiali” e nel mondo accademico, a porzione del corso di “Psicologia Dinamica” (al cui interno vengono spesso forniti soltanto i rudimenti nozionistici di base) e colmando in questo modo la grave mancanza di corsi, o insegnamenti, universitari che già nel nome portano il termine di “Psicoanalisi”. Da queste premesse prende vita l’idea di creare una Libera Università Junghiana , “Libera” nel senso di non ufficiale, aperta, proprio com’è nella più profonda natura di tutte le discipline che si propongono di indagare l’Anima e particolarmente della Psicoanalisi, la disciplina, forse per eccellenza, basata sul rapporto sempre aperto con l’Inconscio, rivolta a chiunque voglia cercarSi autenticamente; una realtà capace di fare formazione e dare conoscenza senza il vincolo automatico – del tutto fuorviante e sicuramente molto deleterio nel rapporto vero con l’Inconscio – della ricerca del titolo e del diploma. Le Verità dell’Inconscio e dell’Anima non ammettono scorciatioie o furbizie per passare agli esami e prendere un buon voto. Abbiamo voluto dare il nome di Libera Università Junghiana – Carl Gustav Jung University – a questa nostra realtà (prima, inedita e originale non solo per noi), riconoscendo già nel nome il doveroso omaggio al primo presidente dell’Associazione Internazionale di Psicoanalisi, Carl Gustav Jung, fondatore della Psicologia Analitica. Con il termine di Libera Università Junghiana si indica perciò la parte di percorsi di studio e corsi interamente dedicata alla “Psicoanalisi” – ed in particolare alla Psicologia Analitica (anche comunemente conosciuta come “Psicoanalisi junghiana”) ed Archetipica – come disciplina specifica autonoma; una Libera Università con corsi aperti a tutti coloro che, a qualsiasi titolo, sono interessati alla Psicoanalisi, anche per finalità esclusivamente autoconoscitive. La formazione avviene attraverso appositi percorsi differenziati individualmente, articolati in colloqui individuali, incontri di piccolo gruppo e conversazioni tematiche.


Cosa  fa: i perCorsi Junghiani
percorsi e attività


Il Manifesto della Libera Università Junghiana

La Psicoanalisi, intesa come ambito disciplinare, scienza e arte, con i suoi diversi approcci, si trova spesso fuori dalle università, altro ed oltre dal mondo accademico, forse anche un po’ per sua stessa natura, lo riconosciamo, fondata com’è sulla feconda, ma anche molto impegnativa e necessitante di una certa maturità psicologica, idea di Inconscio (valorizzazione del cosiddetto Irrazionale); questa collocazione viene ormai sempre più spesso trovata a livelli post-universitari (vedasi le scuole di psicoterapia ad orientamento analitico), in una prospettiva che vuole però la psicoanalisi nel solco e non di rado al servizio della dimensione psicopatologica e psichiatrica. Se invece, per il suo svolgersi, si ritiene necessaria, come ormai acclarato, una certa maturità psicologica (si ricordi l’episodio di quel tizio che si riteneva maturo per un’analisi e che si sentì rispondere da Jung: “sciocchezze, mangiati un servelade”), allora la psicoanalisi si situa implicitamente fuori o come completamente altro dalla psicoterapia, con le sue cogenze sintomatiche e l’etica del terapeuta che deontologicamente non può rifiutare nessuno, richiedendo una formazione apposita e non configurabile e/o riconducibile al solo esercizio della psicoterapia, diversa e altra sia nell’obbiettivo professionale, sia nella domanda di fondo del suo operare.
Anche per chiarire ed eliminare una volta per tutte questa ormai insopportabile confusione fra psicoanalisi e psicoterapia (la prima è sì un metodo psicoterapeutico, ma anche qualcosa che non ha nulla a che vedere con la psicoterapia), dovuta a prossimità e contiguità di contesto, è nata la Filosofia del Sé, il cui chiaro ed evidente (come nel suo nome) obbiettivo è quello dell’autoconoscenza o conoscenza di Sé, in risposta ad un bisogno fondamentale, il bisogno di conoscersi, finalmente riconosciuto nella sua totale autonomia, distinzione, separazione dal movente sintomatico e psicopatologico (del resto così è nell’esperienza pratica quotidiana).
La nostra Filosofia del Sé consente finalmente quel rapporto maestro-allievo decisivo all’individuazione come all’autorealizzazione, partendo dalla cura della crisi trasformatrice in una prospettiva che riconosca finalmente il lungo viaggio analitico, come archetipo dell’iniziazione alla sapienza.
A Delfi, nel tempio del Dio della medicina, della terapia, della poesia, della musica e della filosofia, non sta scritto prendi questo farmaco o quest’altro dopo i pasti, sta scritto “Conosci te stesso”: se ti conosci in profondità sei implicitamente curato, e proprio quando arrivi dove devi, ogni sintomo disturbante e patologico sparisce. Devi conoscerti profondamente però, non solo superficialmente, andare oltre, fare luce proprio su ciò che non è chiaro all’inizio, sull’Inconscio.
Se hai desiderio di conoscerti profondamente, a qualsiasi età (in adolescenza, arrivato/a alla mezza età e in ogni altro momento della vita) e non lo fai mosso/a dai ripiegamenti (cogenza, necessità) del dolore, dell’ansia, della sofferenza, che fai, vai dallo psichiatra?
Lo psichiatra aggredisce l’ansia come sintomo, o invece la sa ri-conoscere ed intendere come inizio di un viaggio finalistico ed escatologico? Quando l’ansia è intesa in quest’ultima luce, cioè come sintomo di qualcosa che sta per erompere e ne viene letto il contenuto che vuole arrivare alla coscienza, sparisce.
Se senti il bisogno di rispondere alle domande profonde della vita, al sacro e alla dimensione spirituale ad esempio, ma anche alla comprensione delle leggi esistenziali, che fai, vai dallo psichiatra? Lo psichiatra forse non è la figura più appropriata per questo tipo di risposte, proprio per tutte le cose che della sua funzione sappiamo (intervento farmacologico finalizzato alla sparizione del sintomo), ma non lo è naturalmente nemmeno lo psicoanalista se questi pretende di rientrare (e questo è invocato spesso oggi non di rado proprio dagli stessi psicoanalisti) fra la categoria degli “psichiatri e/o psicoterapeuti” (stesso linguaggio, stesse dinamiche di setting:
terapeuta-paziente; “pazienti”, senza esserlo davvero, per anni; allora sono meglio le terapie brevi, se possibili, come terapie).
A dare questo tipo di risposte esistenziali e profonde come formazione dell’Anima (Paidèia), è ben più adeguata la figura del maestro delle antiche Scholè, con una lunga (magari più che decennale) conoscenza e dimistichezza con gli arché e gli archetipi, filosofo e terapeuta, come suggerisce l’oracolo, conscio del valore imprescindibile della crisi, della sofferenza, delle ansie, dell’Inconscio (come riconosce anche Jung “Io parlo da filosofo…; mi sforzo soltanto di capire…” e come chiunque abbia capito davvero cosa sia e verso dove sia diretta la filosofia: un numero infinitamente piccolo di persone); la filosofia come terapia quindi e la filosofia del Sè come disciplina di quel viaggio, naturaliter lungo, verso il Sé, non già per l’eliminazione di una dolorosa e fastidiosa sintomatologia (com’è per la psicoterapia e quindi anche, oggi, per la psicoanalisi), ma per la conoscenza di Sé stessi come via terapeutica dell’Anima. In Sofìa, la mèta della filosofia, risiede la terapia dell’Anima.
La psicoanalisi in verità ha percorso e percorre sentieri autonomi da quelli universitari, sentieri para o postuniversitari talvolta, talaltra totalmente autonomi dal mondo accademico: la maturità psichica e psicologica necessaria al lungo viaggio dell’analisi o della filosofia del Sé (perché non si può stare in analisi come pazienti per molti anni, lo capisce chiunque, ci si può stare invece come analizzandi: cioè tutta un’altra cosa dalla psicoterapia) sono infatti altro sia dalla psicologia accademica, sia da quella accademicamente insegnata, che sempre più spesso privilegia l’evidence based sintomatologico dell’approccio cognitivista-comportamentista.
Di qui, da queste considerazioni, e per rispettare l’idea originaria di Freud, condivisa poi anche da Jung ed altri (i pioneri della disciplina), circa la specificità della psicoanalisi (come disciplina dell’Inconscio, ovvero dell’dea filosoficamente più fondamentale) e dei suoi operatori, nasce l’esigenza improcrastinabile, di creare una Libera Università (nel senso originario di Universitates medioevale, città, di studi), che sviluppi gli approcci tipici e quindi fondamentalmente diversi della psicoanalisi e dei diversi ambiti di studio che si occupano di indagare l’Inconscio: innanzitutto la filosofia (si ricordi che il primo a parlare esplicitamente del termine “Inconscio” fu non per caso il filosofo tedesco Eduard von Hartman nel suo “La filosofia dell’Inconscio”, 1869 e che anche Jung riteneva che “A questo punto va ammesso che noi psicoterapeuti dovremmo essere dei veri filosofi o medici filosofi; anzi, che già lo siamo anche se non vogliamo ammetterlo, poiché una differenza troppo grande divide ciò che noi facciamo da quello che all’università viene insegnato come filosofia” (in “Psicoterapia e concezione del mondo”, Opere, 16 vol); e ancora, come diciamo nel nostro “I pensieri che curano – Sofìa, la sapienza, come terapia”, a Sofìa, la sapienza, non si arriva soltanto con la funzione del pensiero, facendo notare quindi non solo che la filosofia non è disciplina di e per pensatori, ma anche che ogni filosofia che tralascia altre funzioni conoscitive non può arrivare alla sua mèta, a Sofìa, la sapienza, la “sapienza divina”, per dirla con Solovev); poi la psicoanalisi, fondamentalmente diversa rispetto alle altre psicologie (altri orientamenti psicologici), con strumenti didattici, basati sull’ascolto e sul colloquio, del tutto diversi da quelli del mondo accademico, fatto ormai quasi esclusivamente di lezioni frontali; e ancora la teologia (si può dire che la teologia non si occupi di Profondo e di Inconscio?), ma anche l’etnoantropologia, la mitologia e le scienze sociali (almeno là dove si cimentano nella ricognizione profonda delle loro dinamiche e dei loro fenomeni). Le idee di Inconscio e Profondo sono transdisciplinari, attraversano sotterraneamente diversi ambiti disciplinari. Uno spazio aperto a chiunque senta, a qualsiasi età e con qualsiasi titolo scolastico, l’irrinunciabile desiderio di conoscerSi, verso cioè quella Filosofia del Sé (letteralmente “Amore per la sapienza (filosofia) di Sé”), come l’abbiamo chiamata noi, nuova ed autonoma disciplina conoscitiva, un ulteriore netto decisivo sviluppo proprio rispetto alla psicoanalisi, fin troppo confusa e compromessa con la dimensione medicalistica della psicoterapia.
Una libera università con il chiaro obbiettivo di interagire pienamente ed attivamente con le facoltà “ufficiali”, ospitandone come membri e/o insegnanti, i docenti più consapevoli dell’importanza di un’educazione all’Inconscio e come soggetti cui si rivolge, tra gli altri, gli studenti universitari più maturi (ma lo ribadiamo, la libera università è aperta a tutti coloro che intendono parteciparvi seriamente), portando contemporaneamente all’interno di queste, per osmosi, attraverso corsi, conferenze, seminari e lezioni, tutto quell’esclusivo e corposo repertorio di conoscenze e strumenti, frutto di una lunga esperienza, trasversale alle diverse discipline universitarie.
Proprio partendo dall’osservazione e dalla considerazione che la psicoanalisi e le materie che si occupano di Inconscio e Profondo, sono troppo poco presenti in ambito universitario giusto nel delicatissimo momento di passaggio e trasformazione della tarda adolescenza, da giovani ad adulti (l’età degli studenti universitari), almeno rispetto alle discipline tecniche (più sovrastrutturali) che non insegnano la vita e sulla vita, noi lanciamo questa iniziativa, come modo nuovo ed ulteriore per fornire le prospettive, le conoscenze e gli strumenti decisivi per curare la trasformazione (a partire dalla crisi) e lo sviluppo armonico della personalità, non meno che rispondere alle domande profonde che la crisi di ogni età produce.
Una libera università, articolata sull’idea di “formazione settimanale permanente”, continuativamente tutto l’anno, che attraverso le modalità didattiche della dimensione seminariale, della conversazione tematica e del lavoro in piccolo gruppo, oltre che della lezione frontale, sviluppi l’amore per la conoscenza dell’Anima come Sua terapia, dalla psicoterapia, in inglese psychotherapy, alla terapia dell’Anima, Soultherapy (Psiche per moltissime tradizioni filosofiche non è e non equivale affatto all’Anima; non per caso queste due realtà sono rappresentate in diverse lingue, anche in inglese come si vede, con diverse parole), terapia del Profondo, delle Essenze, delle Idee, degli Arché, terapia filosofica quindi, talvolta l’opposto della psicoterapia sintomatologica, fulcro non solo di ogni crescita individuale, ma anche di ogni crescita politica, sociale, culturale, spirituale, collettiva.

Daniele Cardelli

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